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Giovedì 12 maggio 2011 SPECIALE PORTO DI GENOVA

Parla Fulvio Carlini,

Presidente Multi Marine Services srl

«Gli imprenditori devono collaborare di più»

«Qui non manca la volontà di fare business, ma la disponibilità finanziaria»


Il 2011 si è aperto con un incoraggiante aumento dei traffici, per Genova. Crede che la crisi sia definitivamente archiviata?

«Io ritengo che la crisi si sia solo affievolita, infatti fra fine 2010 e inizio 2011 i traffici hanno avuto una ripresa considerevole ma dalla fine di Marzo, le cose non sono continuate ad andare alla stessa velocità. Quello che manca non è la volontà di fare business, ma piuttosto la diSponibilità finanziaria per poter investire in nuove iniziative. Da imprenditore ho comunque l’obbligo di vedere le cose in miglioramento, ed è in quest’ottica che Multi Marine Services ha ancora allargato il proprio staff negli ultimi mesi per meglio rispondere alle esigenze dei traffici gestiti»

Quali sono, a suo avviso, gli attuali limiti del sistema portuale genovese?

«A mio parere il più grande limite del sistema portuale genovese è il non avere capito che il mondo è cambiato, e che i nostri vicini non ci aspettano, ma vanno avanti da soli. Genova è una città molto “British”, e affetta dalla stessa nostalgia che i britannici hanno per quei tempi in cui avevano un Impero. E’ quindi necessario unire le forze, guardarsi intorno, imparare dagli altri e lavorare, e tanto, per battere la concorrenza e fare formazione»

Quali sono, invece, i punti di for za?

«I punti di forza sono una Autorità portuale ben guidata come avviene oggi, con un Presidente attivo e attento a ciò che avviene nel mondo, prima di tutto. Se riuscissimo a farlo seguire da  una  imprenditoria  finalmente pronta a collaborare per il bene comune, i punti di forza potrebbero dare risultati in tempi molto rapidi. Aggiungerei, per finire, la posizione baricentrica che può fare di Genova una porta di ingresso diretta per la Svizzera e parte del Sud Germania»

Che cosa è lecito aspettarsi dal prossimo biennio?

«Difficile rispondere, ma le pro spettive dell’economia, secondo me, dovrebbero essere in costante, leggero, miglioramento. Il Nord Africa dovrebbe assestarsi e dare nuovo impulso ai traffici, in particolare dei Porti tirrenici. Dal punto di vista politico mi augurerei un radicale cambiamento nei modi, nei tempi e, soprattutto, nella cultura di chi ci governa, cosa questa assolutamente necessaria se vogliamo garantire un futuro a questo nostro paese»

Molti operatori reputano impossibile lo sviluppo del porto di Genova senza un collegamento ferroviario ad alta velocità diretto alla Pianura Padana. Lei è d’accordo?

«Assolutamente si, senza un collegamento ferroviario veloce, funzionante ed efficiente Genova muore, o meglio l’Italia sarà sempre più chiusa e legata ai traffici che hanno origine o destino nazionale; continuando così i nostri traffici saranno forse quelli regionali: e non è questo quello che vogliamo»

I porti di Savona-Vado e La Spezia sono concorrenti o alleati di Genova?

«A mio parere sono alleati anche se sento dire il contrario, che sono concorrenti. A mio parere è importante guardare alle best practices per cambiare in meglio anche a Genova»

Come giudica il lavoro fatto dal governo in questi anni sul fronte delle infrastrutture portuali?

«Negativo. Un Ministro dell’economia che solo tre o quattro anni fa sosteneva che non si devono sviluppare le infrastrutture portuali per non aiutare le merci cinesi a entrare in Italia, così che le merci entravano e entrano attraverso porti spagnoli o nordeuropei sottraendo risorse e lavoro ai nostri porti, è indice di una scarsa conoscenza dei nostri problemi»

Di recente alcuni gruppi bancari si sono detti disponibili a finanzia- re opere portuali anche in Liguria. Secondo lei si tratta di un’ingerenza indebita o, al contrario, i soldi delle banche potrebbero risultare determinanti per lo sviluppo dei porti?

«I soldi delle banche sono essenziali, ma devono essere concentrati su poche e importanti iniziative, questo per puntare solo dove lo sviluppo puo’ essere reale e si meriti impegnarsi. Alle Banche si dovrà chiede competenza, e quindi una gestione attenta fatta da persone capaci e in grado di dare un reale contributo sia allo sviluppo delle idee sia alla successiva realizzazione delle infrastrutture».